La coscienza: la vera via dell’essere

La coscienza: la vera via dell’essere

Una delle difficoltà maggiori che, a posteriori, riconosco esserlo stata anche nella mia esistenza, e che oggi sono certo che sia la principale problematica del vivere è la “presa di coscienza”.

Parlo della capacità profonda di accettarsi e di riconoscere le cose come stanno.

L’assenza di coscienza

In tutte le espressioni di vita, tutto accade nel moto dell’energia, e della combinazione straordinaria delle forme e degli equilibri.

In assenza di coscienza, tutto risulta lineare, istintivo.

Nessuno si sogna di essere qualcosa o qualcuno diverso dalla propria natura.

È curioso che gli uomini vivano come se fossero separati da tutto questo, indipendenti da tutto questo.

Basterebbe questa semplice considerazione ed evidenza per aprire uno spazio di riflessione e comprensione in grado di spiegare le ragioni profonde delle difficoltà e della sofferenza umana.

Soprattutto, la “presa di coscienza”, servirebbe per riportare la propria percezione, la propria visione, la stessa conoscenza, a favore della vita e non contro di essa.

In parole povere verso quell’equilibrio naturale che può venire solo dall’assecondare la spontanea propensione che ogni cosa richiede in base alla sua natura.

Per gli uomini l’istinto si intreccia con la coscienza, ed è quest’ultima che ci può guidare in questo percorso, verso questa riconciliazione.

La partita è tutta qui.

L’evoluzione dell’uomo

La domanda cruciale è: quanto è influenzabile e condizionabile la nostra percezione, per le caratteristiche stesse del nostro cervello, al punto tale da influire sulla nostra visione della vita?

Va detto che, in parte, lo è anche quella degli animali più evoluti: pensiamo all’addomesticamento o alla cattività.

Per gli uomini, l’evoluzione ha contribuito ad un ulteriore sviluppo del sistema nervoso.

Infatti, solo a loro tocca la facoltà del libero arbitrio e la liberazione dalla dipendenza assoluta dall’istinto, solo a loro è data la capacità di vedere e di capire oltre i bisogni e i sensi.

Potremmo dire che questo è il fine ultimo e il significato più spirituale dell’esistenza, ovvero l’atto del rendersene conto.

Per mezzo di questa separazione rientrano e si spiegano, come dicevamo, tutti i deliri e le difficoltà del genere umano.

Conflitti e paure interni

In primis le nostre condizioni di salute, compromesse da una superficiale considerazione della nostra costituzione e da una mente che vive in uno stato perenne di eccitazione, dovuto a una serie di paure indotte dall’esperienza.

In secondo luogo, come sommatoria inevitabile, una conflittualità sociale che proprio nelle paure e nella separazione trova ragione d’essere e di manifestarsi.

La percezione della vita, la sua riproduzione, l’educazione che ne consegue, riproduce esattamente lo stesso errore, di generazione in generazione.

Secoli caratterizzati da questa alienazione e dall’ingenua illusione di poter contenere, o curare, gli effetti collaterali da noi stessi provocati, in un decadimento senza fine.

Senza l’attivazione della coscienza si rischia di identificarsi con la parte emotiva ferita, con la sensazione della paura e delle difficoltà, come fossero uno stato naturale.

Senza l’attivazione della coscienza non è possibile riprendere il proprio cammino di crescita, comprendere lo stato emotivo, evolvere verso l’amore, il perdono, la fratellanza; non è possibile scoprire e sentire l’intuito, la forza vitale, la pace interiore.

Il potere della Coscienza

Nessuno ne ha colpa o responsabilità particolari.

Però ognuno di noi ha la facoltà e la possibilità di rendersene conto e di redimere la propria esistenza contribuendo al bene dell’umanità.

Se si rimane del bailamme, si è testimoni dello stesso bailamme, indipendentemente dal ruolo e dalla responsabilità di cui si è investiti.

Per “guarire” se stessi, e ancor più per aiutare gli altri, per contribuire al proprio e altrui cammino verso la libertà, è fondamentale prendere coscienza.

Non tanto per una risoluzione definitiva, ma per essere presenti nel processo dinamico della vita per quello che realmente è, con la tenerezza e la pazienza necessarie.

La vita rimane in eterna e perenne evoluzione, ma quando è la coscienza, e non le emozioni o la mente, a guidarla, tutto diventa più semplice e possibile.

Dice bene il filosofo William James: “Accetta che sia così. Accettare quanto è accaduto è il primo passo per evitare conseguenze di qualsiasi disgrazia”.

Ancora meglio il mio amico filosofo e grande pensatore Andrea Zurlini: ”Il lavoro su di se fa progredire ed evolvere spiritualmente. È il potere insito al nostro interno che è in grado di “decidere” come interpretare, vivere e trasformare ogni situazione… Gli alberi, la natura e gli animali, non sono in ansia, non si lamentano, non fremono, non si ammalano di ulcere e non imprecano contro Dio”.

Quel potere si chiama coscienza.

Corrado Ceschinelli

Rinascita personale